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Psicologo adolescenza Reggio Emilia

Psicologo adolescenza Reggio Emilia

L'adolescenza sta cambiando. Ma dove va? Le ricerche, pur con i loro limiti, rimangono ancora lo strumento più serio per capire l'evoluzione del fenomeno. Tra queste spicca nettamente la ricerca Cospes, L'età incompiuta (1995). Tenendo perciò conto soprattutto dei risultati conseguiti da questa ricerca, ultimata nel 1998, si cerca di descrivere i nuovi adolescenti.

Al di là della frammentazione e della problematicità sociale che presentano oggi gli adolescenti italiani, l'attenzione dei ricercatori Cospes si è focalizzata sui processi che conducono alla formazione dell'identità, dentro l'ampia rete delle relazioni che questi soggetti vivono nell'ambiente e in rapporto alle istituzioni.
È detta «età incompiuta» perché in essa i traguardi della costruzione dell'identità non vengono raggiunti dentro l'arco temporale tradizionalmente assegnato a questa età, anzi, questa età viene sempre più dilazionata nel tempo,  ma si presentano appena avviati e restano aperti a successivi compimenti.
Il periodo di vita che va dai 10 ai 18 anni si accompagna ad una fase di accrescimento che comporta una vera e propria trasformazione di stato. È il momento in cui si verifica il passaggio dalla condizione di bambino a quella di adulto.
L'adolescenza è caratterizzata da una molteplicità di cambiamenti su svariati fronti:

  • Sessualità
  • Amicizie
  • Famiglia
  • Identità
  • Cognizione

Nei giovani l'immagine del proprio corpo ha sempre costituito un modello di identificazione importante della persona. L'immagine di sé e il concetto di identità che ad essa si accompagna, in quanto legati al proprio corpo, sono indicatori indiscussi della maturità fisica, sessuale e sociale della persona. La non accettazione del proprio corpo da parte dell'adolescente, maschio o femmina che sia, può comportare la presenza di un rifiuto globale di sé che può sfociare anche nel patologico.
Una certa insensibilità o disattenzione degli adulti nei confronti di questi problemi che interessano particolarmente la realtà giovanile è una delle componenti di tante sofferenze e rifiuti dei giovani nei riguardi del loro corpo. L'individuo non comunica solo con le parole ma anche e soprattutto con i gesti, le azioni, il movimento. In particolare, il corpo è il mezzo di comunicazione per eccellenza in quanto si esprime, si atteggia, si modifica, si mette in relazione in un tempo e in uno spazio virtuale.
La strutturazione della personalità, le modificazioni corporee che contraddistinguono l'età giovanile sono in questa fase dell'evoluzione molte e diverse, proprie del passaggio dall'età infantile a quella dell'età adulta. Per un giovane, accettarsi in un periodo di vere e proprie metamorfosi fisiche e in un contesto che quotidianamente presenta modelli di corpi perfetti e ben modellati, non è certo facile.
I disturbi del comportamento alimentare ed in particolare l'anoressia nervosa si sviluppa generalmente durante l'adolescenza, età in cui si verificano numerosi cambiamenti a livello fisico, emotivo e sessuale. Sembrerebbe che alcuni soggetti siano incapaci di far fronte a questi sostanziali cambiamenti. Secondo Crisp (1970) la ragazza anoressica sarebbe impreparata ad affrontare la maturità; la ricerca della perdita di peso  con la conseguente regressione a livello biologico, fisico e psicologico, sarebbe il mezzo per evitare le pressioni del mondo esterno. Il dimagrimento provoca infatti l'interruzione della secrezione ormonale che induce il ciclo, l'aspetto infantile del fisico non attira l'interesse sessuale altrui, il digiuno fa assumere al pensiero caratteri tipici dell'infanzia.
Non è, tuttavia, chiaro se il funzionamento infantile sia dovuto al fenomeno regressivo precedentemente accennato o un selettivo ritardo nello sviluppo di aree importanti che renderebbero la persona vulnerabile allo sviluppo di questa malattia.
I segnali di allarme, in particolare nelle adolescenti, riguardano un cambiamento nel comportamento, una chiusura. Non si cercano più gli amici, si tende a rimanere isolati, ed in più si comincia a ridurre la quantità di cibo, si chiede una dieta. Queste sono persone, prevalentemente ragazze, che mettono nello studio un grande impegno e che vi danno una importanza che diventa esagerata.
Vogliono infatti primeggiare per distinguersi dagli altri, come poi iniziano a distinguersi un poco alla volta anche nell'alimentazione non sentendosi speciali in altri ambiti. Questi sono i segnali più importanti che andrebbero subito presi in considerazione. I segnali che queste ragazze cominciano a manifestare, quali appunto quello della chiusura, dell'isolamento nei confronti degli altri, dovrebbero essere tenuti in considerazione per chiedere aiuto, ad esempio al medico curante che poi dovrebbe inviare la paziente presso un centro specializzato.
E' comunque molto difficile che queste ragazze ammettano di avere un problema. La fase iniziale è infatti anche la più ardua perché la negazione del problema è molto forte.
Il voler perdere il peso è la causa principale della ricerca di un'immagine che sia diversa da quella che si ha di se stessi, ossia con caratteristiche di perfezione, unicità,competitività, un'immagine "vincente"sotto tutti i profili. E' un tentativo che queste persone mettono in atto per un cambiamento fisico, anche se in realtà vorrebbe essere psicologico. La parte esteriore è quella che prevale: queste ragazze vogliono cambiare, ma lo vogliono fare anche quando non sono affatto brutte.

Quali sono le cause prevalenti che possono scatenare un disturbo alimentare?

  • disagio sociale
  • una parte del corpo che non piace
  • un trauma
  • una delusione 

Si tende spesso a parlare di un rapporto madre-figlia difficile come causa dei disturbi alimentari, poi si finisce per colpevolizzare la famiglia.  
Spesso c'è un rapporto genitori-figlia alterato. Con questo non si intende far coincidere il trattamento con il giudizio che la colpa sia della madre o del padre. Si può però dire che spesso, non sempre, il padre è un padre assente, la madre al contrario troppo presente. Sarebbe però troppo semplice dire che è colpa della famiglia. Bisogna comunque riequilibrare tutti e l'intervento deve essere fatto sulla intera famiglia e ovviamente sulla ragazza. E' chiaro che si dovrà decidere quale intervento è più appropriato, dato che non ne esiste uno unico.
E' quindi assolutamente sbagliato colpevolizzare la famiglia. La famiglia va invece aiutata a rendersi conto di ciò che sta accadendo, a riequilibrarsi, a capire gli errori quando ci sono. Ma in fondo...quali sono le famiglie che non sbagliano?
La ricerca documenta un consistente passaggio dalla famiglia autoritaria, patriarcale del passato alla famiglia dialogica di oggi, anche se al genitore affettivo, ampiamente presente nel sistema della protezione, non corrisponde ancora il genitore sociale, quale sarebbe auspicabile attendersi per favorire una compiuta identità nelle nuove generazioni.
La famiglia italiana sembra ancora propensa più ad avvolgere che a disperdere, più a contenere che a lanciare verso l'autonomia e la corresponsabilità. Una parte non trascurabile di genitori d'oggi, per almeno un terzo, è ancora tributaria di un sistema educativo imperniato sull'autoritarismo, e pertanto incapace di accogliere il dialogo come modalità di relazione e soprattutto non disponibile a entrare in una relazione di reciprocità con i figli, pur mantenendo il ruolo autorevole della relazione di paternità e di maternità.
La famiglia in ogni caso si rivela come l'istituzione che, nonostante tutto, ottiene anche i più elevati risultati nella formazione dell'identità, tant'è vero che la sua carenza e il suo degrado sono tra le prime cause della devianza e dell'insorgenza del disadattamento. La famiglia che educa diviene "terapeutica", come la comunità terapeutica che accoglie i disadattati e i soggetti della devianza, che si ispira al modello familiare se vuole diventare educativa.
L'esito positivo appare connesso con i climi educativi che favoriscono il distanziamento e l'aggiustamento continuo degli equilibri, con l'avvio verso una maggiore autonomia. Climi educativi non corretti favoriscono invece il conformismo, la dipendenza e portano alla ribellione e talvolta danno il via alla devianza.
Durante l'adolescenza anche la famiglia entra in crisi come entrano in crisi i figli. La crisi fa decadere il sistema bilanciato dei rapporti precedenti e impone un processo di riorganizzazione, sia nella struttura psicodinamica della personalità sia sotto il profilo della rete delle relazioni. Le esigenze rinnovate che l'adolescente presenta comportano un rimodellamento continuo dell'intero nucleo familiare. In particolare le trasformazioni dei figli e il bisogno di autonomia mettono in crisi "in modo speculare" anche il sistema genitoriale. Per cui le interazioni genitori-figli, se talvolta raggiungono dei toni drammatici, sono sempre agite dall'una e dall'altra parte. Spesso assumono la connotazione di conflitti funzionali, talvolta di opposizioni radicali, più spesso di sperimentazioni al limite della sopportazione. Praticamente, però, restano sforzi di adattamento reciproco.

Gli amici per gli adolescenti solitamente rappresentano una risorsa.
Le relazioni con il gruppo dei pari forniscono una delle esperienze più significative dell'adolescenza, influenzando profondamente il ragazzo attraverso l'offerta di nuovi modelli di identificazione che determinano la trasmissione orizzontale delle credenze e dei valori (Loprieno, 1987).
Nella società contemporanea il gruppo dei coetanei ha assunto una importanza centrale, superiore ad ogni altra epoca, rappresentando una sorta di laboratorio sociale dove il ragazzo/a  sperimenta nuove modalità di relazione paritaria e spazi di autonomia dalla famiglia.
Il gruppo fornisce all'adolescente un senso di identità in una fase tradizionalmente dominata dall'incertezza: sentirsi parte di un gruppo, assimilarne le regole, conformarsi alle aspettative e agli stili di vita permette all'adolescente di orientarsi, di sperimentare le proprie attitudini, di acquisire nuovi modelli di comportamento.

Che cosa potrebbero fare se si accorgono che qualche coetanea sta presentando un disturbo alimentare?
Gli amici spesso possono fare poco. Gli amici devono stare vicini senza fare troppe domande, perché altrimenti anche loro vengono esclusi. Chiunque si rende conto di una persona che soffre di questi disturbi e va al nocciolo del problema, viene tagliato fuori, dato che chi soffre non ne vuole sentir parlare. La cosa migliore è quella di rimanere loro vicino, cercare di mostrare solidarietà e chiaramente comunicarlo a insegnanti o genitori.
TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE IN ADOLESCENZA
Lo scopo della terapia con l'adolescente si basa su un lavoro di squadra, nel quale lo scopo principale è creare una alleanza terapeutica, un rapporto di fiducia:

  1. Le tre condizioni di Rogers:
  • Accettazione o considerazione positiva incondizionata (rispetto dei valori e della libertà della persona).
  • L'empatia (attitudine all'ascolto).
  • La congruenza (chiarezza dei messaggi espressi in prima persona).
  1. Accrescere la propria autostima
  2. Alfabetizzazione emozionale
  3. Parent Traning con la famiglia ed eventualmente con la scuola

 


Dott.ssa Iris Guazzetti
Psicologa Psicoterapeuta a Reggio Emilia (RE)


Ambiti d'intervento

Dott.ssa Iris Guazzetti

Psicologa Psicoterapeuta a Reggio Emilia (RE)

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